La capacità organizzativa di Santi non si dimostrò all’altezza di quella gestione e dal 1930 le redini della cartoleria passarono nelle mani di Alfredo Motta, appena ventiquattrenne, il quale apportò non poche modifiche.
Nel 1933 ampliò la vendita al dettaglio affittando altre due botteghe, tutte prospicienti la piazza Mazzini, che fece arredare con un bellissimo arredo ligneo.
Piazza Mazzini – Lo storico ingresso della ditta Santi Motta & Figli, con l’esposizione di alcune macchina da scrivere.
Diversificò inoltre l’attività aprendo la vendita all’ingrosso in una bottega locata sulla via Garibaldi.
LA FIERA DELLO JONIO
Stilografiche Pelikan – Il signor Privitera in posa davanti a un’insegna raffigurante il primo modello di stilografica Pelikan, la serie 100, lanciata sul mercato da poco (1929).
Le Pubblicità d’Epoca – Nonostante il suo carattere temporaneo, il padiglione fu realizzato con grande cura: grandi riproduzioni di note pubblicità richiamavano l’attenzione della clientela.
Verso la fine degli anni 30 Alfredo affittò una bottega in via Alessi adibita a legatoria e tipografia, iniziando a produrre registri con punto metallico, cartoline, rubriche e quaderni.
La cartoleria divenne quindi un’azienda manifatturiera oltre che commerciale: da quel momento in poi, e soprattutto dopo la guerra, non si poté più parlare solamente di cartoleria, ma anche di tipografia, legatoria e allestimento prodotti.
Da Sinistra – Quaderno Scolastico Anni ‘30, serie “Italia sul mare” – Illustrazione dell’artista catanese Eugenio Fegarotti. Cartolina viaggiata con timbro postale del 1939. Marchio di Fabbrica “Excelsior Original” per contraddistinguere nastri per macchina da scrivere. N° 58402 depositato il 30 maggio 1938 dalla ditta “Santi Motta & Figli”
Nel giugno del 1939 Alfredo Motta sposò Noemi, conosciuta proprio in cartoleria dove lavorava come dattilografa. Da questo matrimonio nacquero quattro figli: Antonella, Santo, Adelia e Daniela.
Noemi – Fotografia del 1930
LE DIFFICOLTÀ DEL PERIODO BELLICO
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ebbe un forte impatto sull’attività della cartoleria. Gli uomini furono chiamati a prendere le armi creando forte carenza di personale in ogni ambito lavorativo.
Ricevere le materie prime e i prodotti diveniva sempre più difficile poiché i treni merci, a causa delle incursioni aeree, venivano spesso bloccati prima di raggiungere la Sicilia.
Dal memoriale di Alfredo lasciato ai figli:
Bisognava affrontare il viaggio per l’Alta Italia con camion per caricare e trasportare sfidando le incursioni, i mitragliamenti e, cosa più grave, il rischio di rimanere separato dalla famiglia per lo spostamento del fronte.
Per la ricerca della merce ricorsi a tutti i mezzi e affrontai qualunque sacrificio. Una volta mi dissero che a Subiaco potevo trovare della carta: ci andai in bicicletta (70 km) passando da Tivoli ove estesi la mia ricerca.
Mi si disse che un tale ne aveva un centinaio di quintali ma distava 12 km da Subiaco. Affrontai quest’altro percorso ma dopo tre km. la bicicletta dovè essere depositata presso dei contadini perché la strada era interrotta dalle mine e proseguii a piedi.
Alla fine erano solo 7 quintali di carta colorata da stampa.
Nel 1943, con lo sbarco degli alleati in Sicilia, la cartoleria venne chiusa e la merce stoccata a Viagrande.
LA CARTOLERIA SANTA CHIARA
Dal 1943 al 1946 la famiglia si trasferì a Roma, dove venne aperta un’altra cartoleria al numero 83 di via Torre Argentina.
Questa attività venne chiusa pochi anni dopo, con il rientro della famiglia a Catania e la conseguente riapertura in città dell’attività commerciale e di cartotecnica.
Roma, 1946 – l’ingresso in via di Torre Argentina 83, a ridosso della piazza Santa Chiara.